26/06/2024
Il cambiamento climatico in atto sta comportando non pochi problemi alle produzioni agricole, biologiche in primis, ma la Val Venosta, da sempre riconosciuta come territorio a grande vocazione melicola, parte da una posizione di vantaggio.
In generale, le sfide del futuro passano per la protezione dei frutteti da insetti patogeni e intemperie. “In passato, in molte parti della Val Venosta non era necessaria alcuna rete. Ora si verificano episodi imprevedibili. L’introduzione di strumenti per la difesa della produzione diventerà sempre più importante, nonostante comporti un grande sforzo economico da parte del produttore”, spiega il socio VIP di Silandro Patrik Gamper, che è il presidente dell'Associazione Bio Val Venosta nonché agricoltore biologico dal 1993.
In molti areali l’innalzarsi delle temperature medie ha portato ad un aumento dell'umidità presente nell’aria e, dunque, a più giorni di nebbia e precipitazioni. Tuttavia, e questo rappresenta il primo plus delle mele Val Venosta, il territorio continua a godere di un clima relativamente secco, grazie alla sua altitudine, con una migliore capacità di controllo delle malattie fungine. L’escursione termica e le notti mediamente molto fresche, inoltre, aiutano nella gestione dei parassiti, come cimici, carpocapsa e tignole delle pomacee.
L’altra faccia della medaglia, però, è legata alla vulnerabilità all'afide lanigero, ad oggi la più grande sfida per l'agricoltura biologica, che tendenzialmente preferisce il freddo al caldo, ed in questo l’altitudine non aiuta.
Il secondo vantaggio competitivo delle mele bio della Val Venosta è relativo alla rete di collaborazione e condivisione tra i soci. Gli agricoltori biologici del Consorzio sono formati e aggiornati, grazie ad un confronto costante e costruttivo sia con il Centro sperimentale Laimburg sia con il dipartimento qualità di VIP. “Un approccio che - commenta Gamper - ritengo di fondamentale importanza oltre che l'unico possibile in ottica di crescita e sviluppo”.
Conclude poi il presidente di Bio Val Venosta: “Come me, tutti i 280 produttori di mele bio in valle sono consapevoli di dover essere flessibili e di ampie vedute. Mai pensare che le cose siano immutabili. Non si può sapere cosa accadrà tra 10 anni. Ecco perché bisogna sempre cercare nuove opportunità, ponderando con attenzione ogni scelta, perché l'agricoltura biologica non fa sconti. Se viene piantata la varietà sbagliata, nel posto sbagliato, la produzione bio è compromessa. Una mentalità propositiva, inoltre, è fondamentale per affrontare al meglio altre variabili quali la fluttuazione dei prezzi delle materie prime, come è accaduto, e le inevitabili conseguenze sui costi di produzione e sui prezzi al consumo. Dunque, per affrontare scenari in continuo divenire l’unica strada è legata ad un approccio serio e professionale, e qui in valle ne siamo davvero capaci!”
Su queste basi poggiano le prospettive della produzione biologica in Val Venosta.